Un brutto strappo muscolare occorsomi settimana scorsa mi costringe ormai da più di una settimana bloccato sul divano in progressiva ‘fusione vulcaniana’ con il mio televisore.
E nella notte sento provenire dal box un cupo miagolio: la Tigre vuole uscire !
Che fare ? Semplice !! Chiedere al mio vicino di casa di portarla a fare un giro.
Lui, over-50, si è approcciato da pochi anni al mondo delle due ruote. E’ un architetto e non un ingegnere e le sue scelte motociclistiche sono un pò … “viziate”.
Tre anni fa cosa si è comprato ? La regina delle moto facili, leggere ed in assoluto ideali per chi deve imparare l’arte della piega in tarda età: un Guzzi California da 300 Kg.
Dopo alcune spiegazioni di rito (il cruscotto della Tigre mostra qualche ‘minima’ differenza rispetto al California) eccolo partire e farsi 102 Km a zonzo in Brianza.
Questo è il suo commento.
PS: mi deve un ingranaggio della sesta marcia NUOVO 🙂
E così il grande giorno è venuto, e complice lo strappo al polpaccio di Ambrosa, ho potuto godermi per un bel paio d’ore abbondanti di una calda domenica mattina di inizio aprile la nuovissima fiammante Tiger 800 del mio vicino di casa.
Preparativi accurati (ndr quali ?? ah sì, la chiave di accensione…) e poi via, direzione, ovviamente, la Brianza.
Primi minuti di acclimatamento, ma si sente subito che è una moto facile, ad Agrate mi sentivo già quasi a mio agio, non necessitano certo troppi chilometri di affiatamento.
Nell’ultimo tratto di tangenziale verso Vimercate la prima (e sarà l’unica) sparatina di prova, terza a palla fino agli 8000 giri (circa 130) (ndr ‘sparata’ in terza ?) e via a sfiorare i 150 orari, dopodiché, al solito, la mia scarsa esperienza mi riserva quel senso di galleggiamento all’avantreno, che probabilmente sento solo io, e che mi sconsiglia di insistere facendomi rientrare entro i limiti del codice (ndr APRIII, DAI GAAAAS !!!). Ma la tangenziale è breve, ad Usmate fuori direzione Missaglia, stradine strette e poco trafficate.
La moto gira da Dio, il problema è che il cambio non serve a nulla (ndr ???????), si fa tutto in sesta (ndr NON E’ UNO SCOOTER !!! E’ UNA MOTO !!! hai presente quella leva in prossimità del piede sinistro ? si chiama ‘cambio’ …), il motore frulla sempre abbastanza alto, e quando apri sembra non aver fine, sale e sale senza sforzo apparente, per cui può scapparci la smanettata di troppo, come quando, poco dopo il ristorante Trucudai, in un breve rettilineo mi sono lasciato prendere la mano, e ho sfiorato i 120; a veder la curva avvicinarsi ho provato a scalare ma, stranamente, non è successo nulla (ndr ma và ? che ti aspetti se tieni la sesta ?), freno motore zero, e per forza, in sesta il motore sarà stato si e no a 5000 giri, per cui per evitare pieghe a me inconsuete, ho dovuto attaccarmi prontamente al freno anteriore, e verificare così che comunque la moto non si scompone, solo un leggero alleggerimento del posteriore, anche se l’asfalto non era proprio un biliardo. Prudenza, comunque, se si apre il gas i quasi 100 cavalli si fan sentire, meglio andarci piano col polso destro! (ndr il cambio è stato inventato per una buona ragione !!)
E così arrivo al semaforo dove ha inizio la salita di Montevecchia. E qui, quasi per sfida, voglio vedere dove mi sa portare questa sesta (ndr e dai con questa SESTA, comprati una moto a 5 marce così sei contento !), e così, liberatomi immediatamente di una macchina che saliva, ho buttato dentro tutte le marce e, a metà della prima rampa, ero già col cambio a fondo corsa, dubitando seriamente che il motore mi tirasse su senza storie. Invece non solo non mi ha creato il minimo problema, ma addirittura sono arrivato in sesta, senza mai cambiare, alla fine della strada, dove il cartello impedisce di proseguire per Sirtori. (ndr ancora con la SESTA ? Basta ! Mi rovini il motore !!!!!!!!)
Tutto questo tratto è stato abbastanza trafficato, per cui poco divertimento, se non quello dovuto ad alcuni sorpassi di auto incolonna nello stretto, in cui ho capito come mai, col California, certe cose non le faccio (ndr forse perchè è largo come una trebbiatrice ?). Col Tiger come apri la moto schizza via, è leggera, stretta e maneggevole, sai sempre che se hai liberi pochissimi metri puoi passare, mentre con la mia diligenza, ora che i cavalli del motore di decidano a mettersi in moto, mi ritroverei già in mezzo ad una curva col rischio di trovarmi qualche macchina di fronte.
Certo, se vogliamo parlare un po’ del mezzo e della sua estetica (io oltre non posso andare, per me ciclistica, telai, trasmissione, cilindri e tutto ciò che è meccanica è una dimensione nebulosa) col mio California ci azzecca poco, comunque lo metti il Tiger non avrà mai il fascino retrò e muscoloso di quel mastodonte della Guzzi (ndr certo che hai proprio il gusto dell’orrido), l’immaginario collettivo del termine “moto” resta appannaggio di altri soggetti, ma nel complesso, fra le sue simili, non si può parlarne male. Unico neo, forse, è che si è ispirata un po’ troppo alla GS, pur mantenendo una leggerezza d’insieme ben superiore, e che certe plastiche sanno un po’ di inconsistenza scooteristica. Il parabrezza, per fare un esempio, confrontato con quello della BMW è davvero leggerino, vibra ed è morbido come la plastica dei soldatini, certo non offre immagine di solidità, ma magari è fatto apposta. Per il resto il contachilometri è ben visibile, abbastanza chiaro, anche se quei computerini sono scomodissimi da utilizzare se non si è fermi, e il fatto che la velocità sia espressa in digitale non disturba, infine, poi molto. La posizione di guida è comoda, la sella duretta ma all’apparenza adeguata, certamente la protettività non esiste proprio rispetto al mio Guzzone, e non so a fare 4/500 chilometri di autostrada come ti ritrovi con tutta l’aria che prendi sulle spalle e sul collo, ma d’altronde credo di essere abituato, da quel punto di vista, troppo bene io con quello spinnaker davanti a me che mi ripara dal vento.
Tornando alla guida, sulle curve verso Colle Brianza ho provato a buttar giù il culo dalla sella alla Pedrosa (si fa per dire) (ndr ma MOLTO “si fa per dire” !) e curvare col gas aperto e la moto il più dritta possibile (per prudenza solo in salita, in discesa ero ben allineato e coperto!) (ndr qualcuno mi spieghi come si fa a “curvare con la moto più dritta possibile” ?)
Così, con questa sorta di consacrazione religiosa alla nuova moto di Ambrosa, mi sono diretto nuovamente verso casa, con l’unico rammarico di non aver trovato, causa la persistente siccità, neppure un pozzangherone dove infilarmi per riportarla bella inzaccherata al suo padrone, in preoccupata attesa sulla soglia di casa (ndr veramente stavo guardando la SBK alla TV).
Beh, a voler proprio essere pignoli, trovo che il minimo spinga un po’ troppo, il che legato al fatto che si usa tantissimo la sesta (ndr ancora con la SESTA ? BASTAAAAAAAAAAAAAAA), talvolta nelle rotonde, quando al massimo per affrontarle si scala solo una marcia, se ti ritrovi in mezzo al traffico senti il motore che ti spinge verso la macchina davanti, imponendoti altre repentine scalate o l’utilizzo frequente della frizione.
Inoltre le marce sono molto (troppo) ravvicinate, e in scalata l’effetto freno motore è praticamente nullo (ndr per forza, vai in giro in SESTA !), nei tornanti in discesa mi son trovato a non avere il tempo di scalare tre o quattro marce prima di ritrovarmi dentro la curva, obbligandomi ad rivolgermi esclusivamente al freno davanti senza ausilio del motore.
checco
SI …… PUO’ …… FAREEEE
Molto simpatico, autoironico ma soprattutto…..
aiutooooooooooooooooooo dategli uno scooter!!!!!